Una delle prime testimonianze dell’artista nel campo sacro si ebbe nella pregevole tela realizzata per chiesa Arcipretale e Collegiata di San Giovanni in Persiceto: la Salomè con la testa di Giovanni Battista, firmata dalle mani di entrambi i fratelli Fabbi.
La grande pala, che oggi svetta nell’abside della chiesa, costituisce uno dei vertici pittorici di Fabbi: essa raggiunge una sintesi assoluta tra Purismo, Simbolismo ed Orientalismo. La posa dei personaggi e lo sguardo sprezzante della protagonista denunciano riferimenti ad un gusto per il teatro e la scenografia.
Il capolavoro ha però subito notevoli peripezie, forse proprio a causa del gusto estremamente teatrale che caratterizza i personaggi. Nel 1896 infatti, Fabbi partecipò assieme al fratello Alberto ad un concorso indetto dalla Collegiata, che rispondeva a specifiche molto precise e per cui l’artista fu pagato 2000 lire. Riportiamo la citazione del concorso:
«Chiesa Arcipretale e Collegiata di San Giovanni in Persiceto, addì 6 giugno 1896. E’ aperto il concorso per un quadro da collocarsi nella Cappella Maggiore della Collegiata di San Giovanni in Persiceto, colle seguenti indicazioni: 1. Il soggetto del Quadro è la Decollazione di San Giovanni Battista. 2. Le dimensioni sono Metri 4 in altezza e M. 2,54 in larghezza. 3. Dovrà essere finito e consegnato non più tardi del 30 aprile 1898. 5. La corrisposta è fissata in Lire Duemila (L. 2000), tutto compreso, pagabili all’atto della consegna del quadro, salvo contestazioni per difetto di buona esecuzione. 6. Il concorso è libero per chiunque. […]» Concorso per un Quadro per la Cappella Maggiore della Collegiata di San Giovanni in Persiceto, termine del Concorso 30 settembre 1896 in Concorsi Esposizioni d’Arte, 1896, Archivio Storico Accademia di Belle Arti di Bologna.
Vinsero i due fratelli Fabbi. D’altronde l’obiettivo per la Collegiata era raccontare il martirio di San Giovanni Battista.
Ma quale storia fu effettivamente raccontata?
Fabbi narrò del martirio del Battista descritto nel Vangelo (i committenti avevano richiesto una Decollazione di San Giovanni Battista… ), oppure della sensuale Salomè raccontata da Oscar Wilde pochi anni prima?
L’11 febbraio del 1896 era andata in scena infatti, per la prima volta, la Salomè di Oscar Wilde al Théâtre de l’Œuvre di Parigi, opera suprema che ebbe un successo senza precedenti.
Ah! Tu non hai voluto che io baciassi la tua bocca, Iokanaan. Ebbene, ora la bacerò. La morderò con i miei denti come si morde un frutto maturo. Sì, io bacerò la tua bocca, Iokanaan. Te l’avevo detto, vero?
Te l’avevo detto. Sì, ora la bacerò… Ma perché tu non mi guardi, Iokanaan? I tuoi occhi che erano così terribili, che erano così pieni di ira e di disprezzo, sono chiusi adesso. Perché sono chiusi? Apri i tuoi occhi! Solleva le palpebre, Iokanaan. Perché non mi guardi? Hai paura di me, Iokanaan, che non mi vuoi guardare?… Mi hai trattata come una cortigiana, come una prostituta, io, Salomé, figlia di Erodiade, principessa di Giudea!

La Salomè di Fabbi è bellissima: rappresentata con vesti orientali, bracciali d’oro ai polsi e alle caviglie, grandi orecchini, labbra rosso fuoco mentre scende le scale danzando ammirata dagli sguardi di quattro uomini basiti.

Qualche anno più tardi, a Vienna, il 29 dicembre del 1906 andava in scena The Vision of Salomè con l’intepretazione ossessiva di Maud Allan, dalle movenze demoniache e dalle vesti spiccatamenti orientali.
Intanto, l’opera dei fratelli Fabbi, dopo aver vinto il concorso, era stata collocata sull’altare maggiore della Chiesa.
Ebbene, forse possiamo immaginare quale Salomè Fabio Fabbi volle descrivere, ed è chiaro come dopo poco dovettero percepirla i confratelli della Collegiata (e come la percepiamo noi!!!).
Dunque, a causa della sua licenziosità, fu presto sostituita dalla Decapitazione di San Giovanni Battista di Alessandro Guardassoni, più tradizionale e conveniente.
Per oltre cinquant’anni il dipinto dei fratelli Fabbi rimase arrotolato in una soffitta presso la Collegiata.
Successivamente fu esposta al Museo di San Giovanni in Persiceto e nel 2014 fu restaurata e ricollocata nel suo spazio originario, dove ora si trova.
Oggi ella ci guarda, iraconda e fiera, gridando vittoria …
Ebbene, Iokanaan, io sono ancora viva, ma tu sei morto e la tua testa mi appartiene.
Dott.ssa Francesca Sinigaglia
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