Belle, iconiche, indimenticabili, in una parola: uniche. Le donne di Fabio Fabbi sono certamente simbolo di stile ed eleganza senza tempo.
Cerchiamo però di fare il punto della situazione, a pochi giorni dalla mostra epocale che si svolgerà dal 16 ottobre al 16 novembre dedicata al pittore più cool della Belle Epoque.
Sfogliando il catalogo dell’artista ci accorgiamo che sono tanti gli spunti da cui egli partì per imprimere sulla tela le immagini femminee per eccellenza.
Forse la più evidente è la ripresa dei modelli iconici della favolosa Mata Hari, ballerina olandese che affascinò i palchi di tutto il mondo con il suo personale Orientalismo.

Con il suo fascino europeo trasformato in esotico e libidinoso simbolo di libertà, la donna solcò i palchi di tutto il mondo fino al 1914 quando fu costretta a trasformarsi in spia e fu portata al plotone di esecuzione alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Mata Hari è un’eroina moderna che fece del suo talento uno stile di vita, imitato da molti. Certamente Fabbi fu affascinato da lei. Non possiamo non notare delle espressioni, delle pose e dei costumi che, in molti dei suoi quadri, richiamano il suo esotismo. D’altronde Fabbi fu l’ideatore di un Orientalismo borghese ed intellettuale unico, completamente nuovo e riconoscibile.

Abbiamo già avuto modo di parlare della Salomè della Collegiata di San Giovanni in Persiceto qui. Lei, come Mata Hari assieme a tutte le odalische di Fabbi, dichiara al mondo intero che non ha bisogno di nessuno.
Non solo. Uscendo dal gusto orientalista possiamo ricordare un’altra icona di stile del periodo: Cleo De Merode.

Ballerina di successo, Cleo De Merode fu ritratta dai maggiori artisti dell’epoca, come Boldini, Degas e tanti altri. Oggi vorrei proporre una suggestione rispetto all’opera Figura di donna di Fabio Fabbi.
Cleó decise di non sposarsi mai, nonostante le importanti relazioni che la legarono anche a personalità pubbliche importanti, come Leopoldo II del Belgio o lo scultore spagnolo Luis de Perinat.
Riprendendo un meme che spesso impazza sui social network, è proprio il caso di dire “quella incredibile somiglianza con….”. Solo una suggestione, certamente. Tuttavia le donne di Fabbi possono essere accostate a figure di questo tipo. Personalità che hanno il potere di distinguersi dalla massa seguendo canoni anticonvenzionali.
Le donne che interessano a Fabbi possono scegliere (in un secolo in cui la donna non poteva farlo). Come le eleganti Pescatrici sull’Arno che liberamente pescano sedute sulla riva del fiume.
Ed è certamente un grande contrasto per un uomo che nel 1893 aveva proposto alla Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera il soggetto La vendita di una schiava, di cui realizzò numerose versioni (per i dettagli rimando al catalogo a stampa Fabio Fabbi. Il viaggio dell’anima, 2021). Come conciliare La vendita della schiava (1893) con le donne potenti di Fabbi? Non è facile. Ma penso che il minimo comune denominatore sia la libertà.
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Dott.ssa Francesca Sinigaglia